Ho letto, da qualche parte, che Luglio porta alla luce chi sei nella vita di tutti i giorni.
Per me, da sempre, Luglio è il mese dell’anno che vedo come un punto di svolta, una sorta di passaggio tra ciò che si chiamava primavera, il timido ingresso dell’estate e il periodo del solleone che, quando ero piccola, identificavo con grandi campi dorati e il canto incessante delle cicale.
Tu la senti la forza di questo mese?
Durante questo periodo ho scelto di concentrarmi su un argomento che non so ancora dove mi porterà.
Di sicuro so che è un punto cruciale su cui voglio fermarmi; probabilmente farò varie tappe in questo percorso, saranno tutte volte ad approfondire un qualcosa che porta con sé un universo intricato e variegato.
Le donne e, nello specifico, il femminile.
Poco tempo fa una persona mi ha ricordato una canzone che, sinceramente, non apparteneva alle mie playlist, probabilmente perché ero troppo piccola per ascoltarla quand’era il momento e, poi, è passato il tempo.
Il testo, ad un certo punto, recita così:
“[…]voi mi fate impazzire a partire dalla mamma fino ad arrivare al concetto quello mistico della Madonna figlia madre moglie fidanzata sorella e nonna sempre dentro una di queste categorie […]”.
La persona che me ne ha parlato, l’ha fatto col preciso intento di portarmi esattamente lì, su quella strofa.
E allora, mi sono detta, c’è più di qualcosa su cui parlare.
Ancora una volta ho sentito il bisogno di identificarmi in qualcosa, in qualcuno.
È capitato anche a te?
Almeno una volta?
Beh, sai una cosa?
Credo di sì e credo che ti sia capitato non una volta, ma migliaia di volte.
Forse uno dei primi temi che si scrive nella vita è “Mi presento” e, nel presentarsi, succede che cerchiamo nel nostro poco vasto vocabolario, il modo di definirci.
Alta, bassa, magra, grassa, bionda, rossa, bruna, simpatica, sorridente, timida, studente, amica di, figlia di, sorella di.
Probabilmente cominciamo da lì a prenderci in giro, o, forse, siamo già ad un buon punto del cammino.
Ci hai mai pensato?
Questo succede soprattutto alle donne.
Capita anche ai maschi di definirsi in un’entità lavoratrice, ma difficilmente sentirete dire ad un uomo “sono figlio di, padre di, fratello di, sono…”
Mi riferisco a tutte quelle bambine che hanno imparato a darsi dei titoli, ad identificarsi in qualcosa per sentire di essere parte di questo mondo con un ruolo ben definito.
Mi riferisco a tutte quelle donne che, memori di quello che pensavano gli altri per loro da bambine, tornano, nella vita a credere fermamente a quelle cose e ad autoboicottarsi, sapendo, tra l’altro di farlo.
Ma non riescono, non riescono proprio a fare diversamente.
Sentono che stanno andando nella direzione opposta al loro percepito, ma stanno lì, non si muovono, non tradiscono quello che hanno imparato.
Fragile, opulenta donna, matrice del paradiso… Alda Merini.
Forse non sei tu, quella bimba o, forse sì.
Te ne vorrei parlare lo stesso, potrebbe essere un bel viaggio da fare insieme, alla scoperta di qualcosa di nuovo, o che, magari, conosci fin troppo bene.
Comincia col prendere in considerazione la canzone di cui ti ho parlato prima.
Si intitola “Puttane e spose” Lorenzo (Jovanotti) 1992.
Ci ritroviamo qui giovedì.
Ti aspetto.