Stamattina ho portato Clelia a casa di un’amica che non vedeva da tempo.
Era emozionata “Le gambe non stanno ferme, mamma!” mi ha detto.
Salite in auto, ha allacciato la cintura da sola e si è messa a giocare con uno dei suoi inseparabili peluche.
Il percorso ci ha portate a passare davanti alla sua scuola.
“Mamma, ho appena visto la mia scuola, era proprio lei”
“Certo, amore”
Passa meno di un minuto e comincia a cantare in solitaria, canta con forza, quasi urlando. Le parole le escono con decisione, intonate a tratti, ma forti come una roccia.
“Na, na, na,
Non guardare al passato
Il passato è…passato
Oggi è una bella giornata
Oggi c’e la felicità
La tristezza è nel passato
E il passato è…passato
Oggi c’è la felicità
Domani non esiste oggi sono felice
La tristezza è nel passato
Il passato non c’è più
Na, na,na…”
Continua così fino al nostro arrivo a casa della sua amica.
Alterna il ritornello a frasi tutte rivolte al qui ed ora.
Non so come le sia uscita questa canzone, posso dare un po’ di responsabilità a quello che “respira” in casa, ma credo ci sia di più.
In questi giorni ho avuto modo di pensare e ripensare a come far quadrare tante cose riguardanti proprio la sua scuola. Il mio ruolo all’interno di questa, mi ha vista in prima linea per trovare soluzioni laddove c’era solo un grande buco nero.
Non è stato semplice, ma so di aver fatto del mio meglio.
La mia testa, più di una volta, è andata in quelle aule scolastiche, ha rivisto mentalmente i volti di ogni bambino conosciuto in questi tre anni, ha incontrato gli occhi di ogni genitore festante il giorno del diploma del proprio figlio o della propria figlia.
In questo periodo, gli anni scorsi, avevamo già vissuto la festa di fine anno, una giornata pazzesca, fatta di urla, giochi, musica e tanto divertimento.
Fatta anche di impegno e di volontà che tutto fosse perfetto e la consapevolezza che, tutto, non poteva esserlo, ma che finché ci fosse stato un sorriso, sarebbe bastato.
Quel giorno toccava a me consegnare i diplomi ai bambini e a far loro indossare il “tocco” che sarebbe stato lanciato in aria qualche minuto dopo.
Il tutto dopo che le insegnanti avevano fatto vedere un video con le foto di ogni bimbo uscente che lo ritraevano nei tre anni passati alla scuola dell’infanzia.
E io non potevo fare altro che emozionarmi per, poi, asciugare in fretta le lacrime prima di dover salire su quel palco.
Capitava di guardarsi tra genitori ed è capitato di dirsi “L’anno prossimo tocca a te!” mescolando le lacrime al sorriso di chi sa che le cose passano, inesorabilmente.
No, quest’anno non tocca a me!
Quest’anno la vita ci ha messo tutti davanti al fatto compiuto.
Quasi a dirci che non servono cerimonie, che il tempo scorre e che ogni giorno è un dono.
E allora voglio dire una cosa a quella piccola donna che, forse inconsapevolmente , oggi mi ha presa per mano e mi ha portata a mettere il focus sull’adesso, senza rimpianti e con molti ricordi.
Oggi lei mi ha invitata ad abbracciare la mia tristezza per quello che è stato, per quello che poteva essere e di parlare un po’ con lei per ricordarle che tutte le risposte sono già presenti dentro di noi.
“Caro amore mio, io il “tocco” te lo farò indossare lo stesso, la grande protagonista sei tu e il tuo “passaggio” lo stai già compiendo, giorno dopo giorno, diventando sempre un po’ più grande.
Tu ci insegni l’importanza del lasciar andare, ci insegni quali sono i valori reali della vita.
Tu che quando ti allontani ci dici “Mi mancate già, ma torno a casa più tardi”.
Tu che hai reinventato la tua quotidianità almeno 100 volte in questo ultimo periodo.
Tu che hai dimostrato una resilienza ammirabile.
Tu che alterni un giro in altalena ad una canzone dei kiss.
Tu che canti
Il passato è…passato
Oggi è una bella giornata
Oggi c’e la felicità.”
Ho solo un augurio da farti: ricordati sempre questa tua canzone, vivi con amore e forza, sei tu la protagonista della tua vita, lei è tua alleata!
Ti amo piccola remigina mia!
(dedicato a tutti i bambini e a tutti i ragazzi e ai loro “passaggi”)