Ti ricordi le cinque ferite e le cinque maschere di cui abbiamo parlato poco tempo fa?
Una in particolare nasconde l’emozione della rabbia.
La ferita dell’ingiustizia.
Chi ne “soffre” tende ad essere rigido.
Il rigido, infatti, vorrebbe che tutto fosse perfetto, non si permette di sbagliare, di essere umano, si prefissa obiettivi sempre troppo grandi e poi ne resta deluso se non li raggiunge, chiede sempre troppo a sé stesso.
Se esigi molto dal tuo corpo, vai in palestra o fai sport in modo compulsivo, segui diete di ogni tipo per tenere l’alimentazione sotto controllo, probabile che tu esprima questo tipo di ferita.
Potresti essere anche molto sensibile e con la predisposizione a chiuderti per non farti vedere vulnerabile.
Quante volte hai sentito dire o hai detto tu stessa/o (perché, diciamolo, io lo sento dire più dalle donne)
“Sono buona/o buona/o, non dico mai nulla, mando giù, ma se scoppio dico anche cose che non penso (e poi mi rimane il senso di colpa)”
Oh…non saprei dirti quante volte l’ho sentito (e l’ho detto)!
La persona rigida, infatti, può essere un ribelle e, quindi, fa uscire questa rabbia che ha dentro, oppure un disciplinato, che pur di restare perfetto non mostra la sua collera, ma prima o poi emerge fino ad esplodere.
Bene! Trova il coraggio di cambiare i preconcetti.
Con tutti questi presupposti, quindi, possiamo essere giustificate/i se, spesso, molte di noi vengono etichettate come quelle “con la luna storta!“?!
La risposta è: No!
Con tutti questi presupposti possiamo avere un’idea di possibili cause che caratterizzano il nostro comportamento, ma è solo un punto di partenza.
La rabbia è un’emozione bella e piena di sfaccettature, il suo problema è che è stata a lungo, nei secoli dei secoli, ghettizzata come qualcosa di brutto, da tenere lontano, da non guardare.
Pensaci un po’:
Qual’è quell’emozione che, quando non ti piace un qualcosa, ti sprona a cambiarla? Qual’è quell’emozione che, quando vuoi difendere e coltivare il tuo spazio, ti dà una mano per creare i tuoi confini?
Partendo da qui, potremmo davvero vedere la cosa in modo diverso e permetterci, perché di “darsi il permesso” si tratta, di esprimere quella rabbia costruttiva che parla di auto-conservazione e di evoluzione, anziché quella che distrugge tutto quello che incontra.
Quindi:
-stai tanto all’aria aperta in mezzo al verde
-usa l’esercizio del qi-gong di cui abbiamo parlato l’altra volta
-evita di portare il corpo e la mente verso stress eccessivi e, se accade, rendetene conto e respira (è fondamentale)
-scrivi quello che senti o parlane con qualcuno, aiuta a prendere tempo e dissipare un po’ di energia in eccesso
-metti te stessa/o al primo posto, sempre!
Quindi, permetti a te stessa/o di affrontare e accogliere il cambiamento!
Anche se all’inizio fa male.
Anche se ti sembra di non averlo voluto.
Anche se è arrivato velocemente.
O se sembra non arrivare mai.
Pensa a tua/o figlia/o o ai bambini in generale, pensa a quanti cambiamenti vivono in così pochi anni di vita.
Perchè lo fanno (e l’abbiamo fatto anche noi)?
Come li affrontano?
So che ti darai le risposte giuste, fermandoti ad osservare.
Ti abbraccio e ti aspetto lunedì.
Parleremo di….essere donna!
Buon inizio Luglio.